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  ORA ET LABORA !  



 MONACI BENEDETTINI SILVESTRINI
 Bassano Romano (VT)


Ultime notizie dal Monastero...



+ Don Mauro Michelini, OSBSil., 
Nostro caro confratello, monaco e sacerdote.
(Fabriano 14.11.1924 – Bassano R. 17.08.2004)

Ieri mattina, il 17.08.2004, alle ore 6.12, nella Clinica di Cristo re in Roma, in seguito all’aggravamento delle sue condizioni e ad una emorragia interna, confortato dai sacramenti dei moribondi, mentre la Comunità offriva l’Eucaristia per lui, si è addormentato nel Signore, il nostro confratello don Mauro Michelini, OSBSil., di 80 anni, monaco da 61 e sacerdote 54.
Affidiamo al Signore misericordioso la sua anima. Possa riposare in pace.


Don Mauro,

VISTO DA VICINO

di don Cleto Tuderti, Priore di Bassano Romano.

Don Mauro Michelini, OSBSil.L’obbedienza ci ha associati in Australia per 3 anni e a Bassano Romano per gli ultimi 11. Uomo di movimento, grande realizzatore. Così l’ho visto ed ammirato in Australia dal 1957, anno del mio arrivo, al 1960, anno della sua partenza. Dieci anni di duro lavoro i suoi in quel continente, spesi lodevolmente per impiantarvi la nostra Congregazione su solide basi. In tre monaci, dotati di giovanile gagliardia, hanno dissodato l’incolto terreno dell’estrema periferia occidentale dell’Arcidiocesi di Sydney, comprendente i centri abitati di Smithfield, Fairfield West e Bossley Park, un’area di ben dieci km. di diametro. Non vi esistevano chiese, tranne una cappellina del 1884, una volta attiva. Vi pullulava una popolazione multinazionale. Non si scoraggiarono: D.Cornelio, parroco e superiore, D.Mauro tuttofare e Fra Ugo Eccher, indefesso lavoratore, si rabboccarono le maniche senza badare a sacrifici. Già al mio arrivo avevano costruito tre chiese, canonica, scuola e convento per suore. Le conoscenze di D.Mauro, utili per il reperimento fondi, andavano ben oltre i confini parrocchiali. Si buttò a capofitto guidato dal fiuto indagatore che lo ha sempre caratterizzato. Sapeva dove circolava il Pound australiano. Al Randwick Race Course, tempio delle scommesse ippiche, conosceva tutti: fantini e allibratori. A tutti ha offerto la possibilità di riscattarsi per un fine superiore. In questo mondo introdusse anche me, cosa che mi fu utile quando, nominato parroco, mi toccò lambiccarmi il cervello dove attingere denaro per le necessarie riparazioni e l’ampliamento della scuola. Il fiore all’occhiello del dinamismo incontenibile di D.Mauro credo coincida con Foto di Don Mauro del 2000, 50-mo anniversario dell'Ordinazione Sacerdotale. l’apertura della Subiaco Boys Primary School annessa al vecchio residence di Rydalmere, Parramatta, di recente acquisizione per casa monastica. Qui si trovò a fungere da superiore e primo responsabile. Qui esplose la sua genialità: rapida intuizione, immediata decisione, realizzazione sicura. Sacrifici e ostacoli per lui erano bazzecole. Con la facilità che godeva di far breccia sulla simpatia dei laici, da straordinario comunicatore qual era sapeva coinvolgere anche protestanti nelle sue iniziative. Un indiscusso amore lo legava alla Congregazione e lo spronava all’azione. Ci teneva a lasciare la sua impronta costruttiva. Sapeva vivere la duplice realtà di monaco e sacerdote contemporaneamente. Non aveva dubbi di essere monaco e silvestrino. A distanza di anni si compiaceva ricordare la sua rinunzia all’allora Delegato Apostolico in Australia che gli proponeva la nomina a Prefetto Apostolico in Nuova Guinea e il conseguente sgancio dalla Congregazione. Memoria storica della vecchia guardia silvestrina, amava rievocare episodi e frasi di abati e monaci precedenti, con ricchezza di particolari inediti e interessanti, al punto di venir richiesto dai giovani monaci di metterli per iscritto. 
Con i confratelli abituali era piuttosto critico. Credo che nessuno dei monaci da lui incontrati sia uscito indenne dai suoi giudizi pungenti. Il suo ideale di perfezione non sempre coincideva con quello dei confratelli. Era una critica bonaria, non di rado azzeccata, sempre irrorata di particolari faceti, che la rendevano gustosa e leggera, improntata al detto di ispirazione oraziana: “Castigo ridendo mores”. Aveva il senso della sfida, della rivalsa. A nessuno doveva essere secondo. Quanto realizzavano gli altri, lui doveva dimostrare di saper fare altrettanto ed anche meglio. Non vedeva se stesso se non in chiave
dialettica: lui da una parte, preferibilmente su di un piedistallo, e gli altri, comune plebe, ai suoi piedi. Si attirava qualche antipatia. Nonostante si facesse la tara su quanto diceva, frequenti erano le schermaglie, specie a refettorio. Ma presto tutto rientrava nei giusti alvei, convinti si dovesse lasciare un pò di gioco all’eterno guascone sempre latente in lui. Era uno spasso sentirlo nel corso di una 8.12.2003 - L'ultima foto di Don Mauro, davanti della tomba dell'Abate Gregori. conversazione, presenti dei laici, quando tra un episodio e l’altro del suo concitato racconto sempre incentrato sulla sua persona, toccava apici di descrizione estatica, approdando alla notizia, pressoché scontata, del suo Master in psicologia ottenuto presso l’Università Wayne di Detroit. Anima sacerdotale a tutta prova. Anche da ultimo, pur sofferente, quando il male non si era ancora manifestato in tutta la sua ineluttabilità, richiesto di rendersi disponibile per messe e confessioni, era sempre pronto a qualsiasi ora. Sotto questo profilo era conosciutissimo, oltre a Bassano, anche nei paesi limitrofi. Parimenti noto ai giovani come docente di religione qui a Bassano dal 1979 al 1996 rispettivamente nella scuola media inferiore, nella scuola professionale, magistrale e ITIS. Molti di questi giovani l‘hanno voluto come celebrante delle loro nozze. Eloquente e puntuale al riguardo, pur nella sua brevità, è l’elogio funebre fatto giungere dal Sindaco di Bassano Romano di concerto con la sua Amministrazione: “La scomparsa di Don Mauro rattrista e addolora l’intera comunità bassanese che ne ha conosciuto ed apprezzato le capacità educative e l’enorme bontà. Vi siamo vicini”. Era amato dai nostri ragazzi in formazione, specie congolesi. Bisogna ammettere, era il monaco più a contatto con loro. Un feeling di fraterna simpatia si era instaurato fra di loro. Li dilettava con le sue facezie, li aiutava, li sosteneva, aveva una parola di incoraggiamento per tutti. Il suo tipico aforisma rimasto indelebile nella loro memoria era: “La vita è una battaglia, sempre avanti”. E’ anche la sintesi della sua vita. Finché è dipeso da lui, e ovviamente dalla grazia di Dio, le battaglie per una giusta causa le ha vinte tutte. Imploriamo per lui la paolina “corona justitiae”.

 

 

   

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Congregazione Benedettina Silvestrina
Monastero San Vincenzo M
Bassano Romano (VT)

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