MONACI
BENEDETTINI SILVESTRINI
Bassano Romano (VT)
AUGURI DAL CHIOSTRO
Buon Natale 2007
Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale. Abbiamo visto la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre. Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
(Antif.monast.)
È diventato ormai da anni un appuntamento fisso quello che ci consente di condividere qualche riflessione e di trasmetterci gli auguri in occasione del santo Natale. Abbiamo conservato sempre la stessa dicitura,
“Auguri dal Chiostro”. Vogliamo così ricordarci, noi monaci per primi, e ricordare anche a voi, che in qualche modo, attraverso le nuove vie di comunicazione è possibile e bello stabilire e promuovere un vincolo di amicizia e di fraternità anche a distanza. Ci ritroviamo ormai da anni, ogni giorno, dinanzi alla Parola di Dio per darci quelle supreme certezze che la mente umana non saprebbe mai trovare. Da credenti ci scambiamo il dono della preghiera. Vivendo i tempi liturgici ci ritroviamo a condividere un percorso di fede che diventa l’alimento principale della nostra esistenza, la fonte del vero bene e il motivo della nostra speranza. Riusciamo così perfino ad astrarre dalla caducità del tempo, dalla triste cronaca quotidiana, per guardare il tempo come dono e via per la nostra finale salvezza. In questo contesto viviamo sopratutto le grandi festività e il Natale. Restiamo ammirati e stupefatti nel costatare come il nostro Dio non si arresta mai dinanzi alle nostre assurde disavventure. Egli, l’offeso, ma per essenza pienezza di amore, ripete all’infinito quel gesto compiuto all’inizio dei tempi quando si è messo alla ricerca dell’uomo, nudo, smarrito e impaurito dopo il primo peccato. Quell’accorato
“Dove sei?” risuona da allora in ogni angolo della terra; è diventato il grido eterno, appassionato di Dio. Quella passione ha ispirato la grande promessa, ha trovato e trova ancora l’ostinato rifiuto dell’uomo, si è rifugiato come Amore e Spirito fecondo nel cuore puro, limpido ed accogliente di una povera ma fulgida fanciulla. Pur di riaverci, l’immensità di Dio si assoggetta all’umile processo di una umana fecondazione nel seno verginale di Maria per assumere le nostre stesse sembianze, per diventare nostro fratello, totalmente coinvolto dalle nostre vicende, pronto a condividerle, e pronto a pagarne il prezzo. Un immenso effluvio di amore ha pervaso tutto il nostro mondo da quando il Verbo ha trovato accoglienza in Maria e si è fatto carne. Una evidentissima lezione di umiltà ci ha dettato a noi il buon Dio. Ci ha indicato dove risiedono le vere ricchezze, dove e come si possono trovare. Una poverissima grotta è diventata la fulgida chiesa dove cantano gli angeli e gli uomini adorano il Bambino che è nato. La gloria di Dio si esprime nella grande opera della redenzione, nell’incarnazione del Figlio suo unigenito. Ha dato così una violenta sferzata all’orgoglio umano e all’amore inteso come calcolo, come possesso, come evasione dalla verità, come egoismo e gesto solo sensibile e carnale. Egli è venuto per dare la vita. Già assumendo la nostra natura umana Egli opera il primo mirabile innesto; i nostri tralci secchi e senza frutto, già pronti per essere gettati nel fuoco, vengono reinnestati alla vite che è Cristo, affinché una nuova linfa fluisca nel cuore dell’uomo. Dio ci ha ricreati facendoci sentire dentro il cuore il suo respiro vitale nell’alito e nel gemito di un Bambino. Questa è l’opera che il Signore ha fatto per noi. A noi affranti ha dato i motivi veri della gioia, a noi delusi e smarriti ha fatto riardere la luce della fede e la motivata speranza. Si ripete ogni anno, ogni istante per noi, l’eterno miracolo dell’incarnazione: il prodigio che ci rende certi che il Bene ha e avrà sicuramente il suo inevitabile trionfo, che prevarrà anche nella vita di ognuno, anche per chi si trova a fare i percorsi più ardui o addirittura sbagliati. La nostra storia è ancora nelle mani di Dio, anche se l’uomo del terzo millennio sta facendo del tutto per appropriarsene. Il peccato e l’umana presunzione hanno radici profonde, sono la gramigna nel campo del Signore; dobbiamo avere pazienza. Deve maturare il grano e solo al tempo della mietitura si potrà estirpare la gramigna. Vuol dire che Dio per mezzo del Figlio suo ci dona in abbondanza la sua grazia, ma mai egli fa violenza alla sua creatura. Privandoci della libertà ci priverebbe della migliore somiglianza e della migliore bellezza. Ci priverebbe del dono che ci consente di accoglierlo e di amarlo. Gesù viene proprio per garantirci la vera libertà dei figli di Dio. È la segreta aspirazione dell’uomo, di ognuno di noi. Allora il nostro fervido augurio è proprio quello di recuperare appieno la luce dell’anima. Per riaverla bisogna attingerla dal Bambino della grotta e dalla madre sua, l’Immacolata Maria.
Buon Natale e Buon Anno!
I Monaci del Monastero S. Vincenzo
di Bassano Romano