MONACI
BENEDETTINI SILVESTRINI
Bassano Romano (VT)
O Emmanuele, Dio con noi,,
Vieni a salvarci con la tua presenza!....
«Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la
amate. Sfavillate di gioia con essa voi tutti che avete
partecipato al suo lutto.
Poiché così dice il Signore: «Ecco
io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la
prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei
popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle
ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un
figlio, così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete
consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le
vostre ossa saranno rigogliose come erba fresca. La mano del
Signore si farà manifesta ai suoi servi». (Isaia 66,10-14).
Ci è stato
donato da Papa Francesco questo invito alla gioia: si è
rivolto a tutto il mondo cattolico ma in particolare a noi
religiosi invitandoci ad esserne portatori e testimoni.
“Rallegratevi!” ci ha detto; la stessa
parola del profeta
Isaia e dell’Arcangelo Gabriele che saluta la Vergine. Per
Natale noi monaci questo
stesso invito vogliamo cordialmente
porgere a tutti e a ciascuno di voi. Il Papa ci ricorda
subito che il motivo della gioia, la ragione per cui
possiamo e dobbiamo ancora rallegrarci sgorga dal Vangelo; è
sempre da Gesù Cristo, da un incontro personale con Lui che
nasce e rinasce la gioia. Il Natale è una pienezza, un
compimento, l’evento per eccellenza. Un invito che ci
incoraggia a muovere lo spirito per dare ragione al Verbo
che s’incarna e viene per noi, allo Spirito che crea e che
costantemente rinnova e vivifica la sua Chiesa e ognuno di
noi. Un Natale storico e perenne allo stesso tempo quello
che ancora una volta stiamo per celebrare nel 2014. È
l’eterno e incessante muoversi di Dio verso di noi, è sempre
lui a precederci. Natale è anche il nostro incerto
peregrinare verso di Lui, verso la sua umile grotta, capaci
come siamo purtroppo di sfuggire al suo appassionato
richiamo. Nell’affanno di ogni giorno, ogni uomo e ogni
donna, tutti noi tendiamo a giungere e a dimorare nella
gioia con la totalità del nostro essere. Nel nostro mondo
però spesso c’è un grande deficit di gioia, ai nostri giorni
più che mai. Non sappiamo più dove e come cercarla. Pare
perfino che possano prevalere i motivi della tristezza e
dello scoraggiamento. Per questo il Signore con un accumulo
di termini intensi, con la forza delle sue epifanie e della
Sua Parola, rallegratevi, esultate, sfavillate, ma anche
parlandoci di consolazioni, di delizia, di abbondanza, di
prosperità, di carezze, vuole ancora convincerci sia
dell’irrefrenabile nostro anelito che incessantemente ancora
ci spinge, sia, ancor più, dei suoi autentici doni che
davvero possono appagarci, risanarci
e ricondurci al più
profondo benessere possibile. Ci ha detto: “Voglio che la
mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Ci chiede
soltanto di andare incontro al suo Figlio che nasce bambino
da un'umile e radiosa Vergine in una grotta; ci esorta ad
andare solleciti con la lampada accesa della fede, ci chiede
di chinarci con sapiente umiltà dinanzi al mistero di Colui
che assume la nostra natura umana per ridonarci la primitiva
somiglianza e liberarci dalle nostre pesanti schiavitù.
Mentre seguitiamo a invocare “Vieni, Signore Gesù”, facciamo
fatica a sentire la suadente risposta e il suo accorato
invito “Venite a me voi tutti, venite al mio presepio”.
Venite con fiducia, con la fede che contiene proprio tutta
la memoria della storia di Dio con noi, la memoria
dell’incontro con Dio che sempre si muove per primo, che
ricrea e salva, che ci trasforma; la fede che è memoria
della sua Parola che scalda il cuore, delle sue azioni di
salvezza con cui ci dona vita nuova, ci purifica, ci cura,
ci nutre. È un dono da chiedere e poi sempre da alimentare.
Papa Francesco ci ricorda che la fede è la risposta ad una
Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama
per nome e in quanto risposta ad una Parola che precede,
sarà sempre un atto vivo di memoria: il Verbo si è fatto
carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Tuttavia questa
memoria non si fissa ad una data e soltanto nel passato ma,
essendo memoria e vissuto storico di una promessa, diventa
capace di aprire al futuro, di illuminare i passi lungo
tutta la nostra via. La nostra risurrezione inizia con un
progetto divino di infinita misericordia, con una promessa,
con un annuncio, con un docile
“fiat”, con una nascita, per
poi passare dalla vita alla croce e alla vittoria finale.
Ormai questo è il nostro obbligato percorso di salvezza.
Ogni cristiano, specialmente a Natale, è chiamato ad
assumere e portare questo messaggio di speranza che dona
serenità e gioia: è la consolazione di Dio, la sua tenerezza
verso tutti. Il male ci indurisce e opaca tutti i sensi
dell’anima; non ci sentiamo amati e non siamo più capaci di
amare, inevitabilmente ci rifugiamo nei surrogati e cadiamo
nei falli peggiori. Per questo il Signore ci invita a fare
dell’intera esistenza un pellegrinaggio di trasformazione
nell’amore, chinandoci in adorazione sul Bambino della
Vergine senza lasciarci ingannare dall’apparente fragilità,
dall’estrema povertà, dalla profondissima umiltà con cui Dio
ci si manifesta. Cerchiamo invece in quel grande,
affascinante silenzio ascoltare con gioia il canto angelico
della pace e contemplare la gloria del Dio vivente, fedele e
redentore. Rallegratevi... esultate... sfavillate di gioia,
è nato Gesù, è vivo tra noi, è Natale!.
I Monaci Benedettini Silvestrini del Monastero san Vincenzo.
Bassano Romano 2014