MONACI
BENEDETTINI SILVESTRINI
Bassano Romano (VT)
Dal Chiostro
Auguri di Santa Pasqua
Dal chiostro un augurio
di Buona Pasqua.
Ci attanaglia una profonda tristezza, quando il male dilaga e sembra inarrestabile. Il pulsare del tempo e la vita del mondo assumono un ritmo lento, pesante e cadenzato, scandito da eventi di morte, da violenze e da soprusi. Sembra talvolta che il male possa cantare una definitiva vittoria e condannarci alla
peggiore passiva rassegnazione. Ci sconforta in queste circostanze il silenzio di tomba che ci avvolge e il grido straziato del mondo. Si giunge a pensare che l’uomo del terzo millennio abbia costruito una barriera invalicabile, una invisibile spessa
coltre, tra il cielo e la terra. È lo stesso pensiero di amaro sconforto di coloro che, fissando lo sguardo prima sulla croce del Martire divino e poi sul masso pesante che chiudeva il suo sepolcro, hanno temuto e sperato che il Figlio di Dio potesse e dovesse restare lì chiuso per sempre.
L’insidia peggiore che il maligno sta tramando contro di noi consiste nel tentativo di spegnere la fede e far morire in tutti la speranza affinché anche l’amore langui. Ci sta preparando un sepolcro dove ingabbiare e poi spegnere gli aneliti del bene e i desideri di Dio. Vuole che il nostro mondo si dimentichi del Padre celeste affinché nessuno più pensi e creda che siamo fratelli. Vuole vanificare l’opera redentiva di Cristo per convincerci che il male, tutto il male del mondo, è ancora attaccato pesantemente alle nostre coscienze come un irremovibile macigno. Vuole gridare la sua definitiva vittoria perché ancora oggi muore l’innocente, ancora oggi la violenza miete le sue vittime, il male dilaga e il bene pare soffocato. Vuole dire all’uomo che Dio è morto sul calvario e l’uomo è rimasto senza Dio. È tempo soltanto di lutti e di lamenti: non c’è più spazio, non ci sono più motivi per la gioia, siamo invitati a celebrare un irreparabile lutto, un lungo interminabile venerdì di croci e crocifissi e di morti e di violenze.
Una donna, la nostra umanità più sensibile, ci fa da guida al sepolcro. Anche lei si muove inizialmente nel buio per cercare il suo Signore, anche lei teme di trovare soltanto un morto, un sepolcro, una tomba e un masso pesante che non si può rimuovere con le forze umane. Perché innamorata di Cristo, teme che l’abbiano portato via, l’abbiano sottratto al suo sguardo, al suo amore e alla sua immensa gratitudine e sia scomparso nel nulla, annientato da una inesorabile morte. La tomba però è vuota e qualcuno la chiama per nome: Maria! Non può essere la voce del giardiniere perché quella voce ha il timbro dell’amato, è la voce del risorto. Mentre già albeggia, si riapre alla fede lo sguardo di Maria e con lei ha inizio l’annuncio della Pasqua. Lei corre a dare la “notizia” alla chiesa e la chiesa con Pietro e Giovanni prende a correre
per vedere il sepolcro vuoto e il volto di Colui che dalla morte è tornato in vita. L’umanità accecata ha riavuto la vista. Ha così inizio la festa della prima Pasqua, la festa del Risorto e dei risorti.
Anche agli assenti a ai dubbiosi deve giungere l’annuncio della Vita e la promessa della pace, anche Tommaso deve riconoscere il suo Dio e il suo Signore. Deve prima però mettere il dito al posto dei chiodi e affondare la sua mano nel costato trafitto dalla lancia per vederci chiaro. Deve imparare a leggere e comprendere dal vivo la grande lezione della croce per capire tutti gli assurdi della storia e tutto il valore della Vita. Comincia così l’interminabile processione verso quello che era il luogo della morte: la pesante pietra è stata ribaltata, le bende e il lenzuolo sono lì piegati a terra, il Morto è Vivo. Il lutto si è cambiato in gioia e al pianto segue la letizia del radioso mattino di Pasqua. Solo ora nella valle gli uomini possono intonare a voce piena il canto nuovo, il canto dei redenti, l’inno dei fratelli, la preghiera del Cristo redentore: gli uomini hanno ripreso a dire insieme: “Padre Nostro”. Gli affamati hanno ricevuto il pane nuovo per nutrirsi di una carne che li assimila al Signore, i peccatori pentiti sono tutti invitati ad un banchetto per gustare la gioia del perdono. Quella morte ha squarciato il Cielo!
La pasqua del Golgota, la pasqua della cena si celebrano ancora nelle strade della terra, si celebrano nelle chiese e nei campi di battaglia, si celebrano ovunque muore un innocente, ovunque c’è un uomo, un povero cristo, che porta la sua croce. Ora nessuno più può dubitare o non vedere la luce radiosa di quell’indimenticabile mattino, nessuno più dubita del mirabile intreccio, voluto dal buon Dio, tra i fatti e i crimini del mondo e gli eventi del Risorto. Non ci spaventano più le croci e le passioni, le guerre e le violenze perché ora conosciamo l’approdo, siamo certi del finale. Nessuno ignora che è Pasqua, la festa della Vita, il trionfo dell’Amore. Questa è la nostra fede, questa è la speranza. Siamo vincitori con Cristo. Per questo noi Monaci vi diciamo nella gioia, Buona Pasqua, anche se non è ancora finita la passione.