MONACI
BENEDETTINI SILVESTRINI
Bassano Romano (VT)
...“Facciamo
Pasqua con Maria Maddalena...”
Nel giorno dopo il
sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon
mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era
stata ribaltata dal sepolcro.
Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva.
Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due
angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del
capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo
di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”.
Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so
dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e
vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era
Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi
cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del
giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu,
dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le
disse: “Maria!”. Essa
allora voltatasi verso di lui, gli
disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro!
Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono
ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’
loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e
Dio vostro”. Maria di Magdala andò subito ad annunziare
ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le
aveva detto.
Quel giorno
dopo il
sabato, quella prima Pasqua, ha segnato la storia, la mia e
la tua storia! Vale la pena allora come Maria, insieme a
lei, speriamo di essere in tanti, uscire in fretta dal buio
della notte che avvolge il nostro mondo, scalare il monte,
rifare con Cristo il percorso della Via Crucis, arrivare
puntuali all’alba al sepolcro e fissare lo sguardo su quel
sepolcro e su quella pietra ribaltata. In quella buca e con
quel masso abbiamo tentato di seppellire il Figlio di Dio e
farlo scomparire per sempre alla nostra vista! È l’orrendo
vigore del nostro peccato. Lei, Maria, la peccatrice
convertita da Gesù, aveva sperimentato il buio e il freddo
della notte, era ben informata sulla morte e sui sepolcri.
Aveva contemplato sbigottita la morte in croce dell’Amato
del suo cuore. Proprio lei, quel giorno, attratta, spinta e
convertita dall’amore, viene prescelta per essere la prima a
saggiare la luce redentiva del mattino di Pasqua e essere
poi la testimone e l’incaricata di andare a dare l’annuncio
a Pietro e a tutta la chiesa. La tomba di Gesù è vuota.
Anche lei ne è uscita viva sin dal primo incontro con il
Maestro.
Sì, tutti abbiamo urgenza di certificare e convincerci che
davvero il sepolcro è vuoto, che la pietra pesante del
peccato è stata rimossa dal cuore dell’uomo, da ognuno di
noi e soprattutto che colui che abbiamo trafitto e
rinchiuso, non è più sulla croce, non è più nel sepolcro;
il
corpo del reato è scomparso dalla nostra vista, non è più
sotto gli occhi di Dio. Non siamo più rei della morte del
Figlio suo. Gesù è vivo e noi siamo redenti! Soltanto questa
notizia, la certezza del perdono, può placare il nostro
pianto e convincerci che il nostro peccato è già riscattato
e tutti con Cristo siamo usciti dal sepolcro.
Ora, tu, chi cerchi?”. È Lui che così ci interroga sin dal
principio: “Dove sei?”, che fine hai fatto? Sei vagabondo,
nudo e spaurito. Dobbiamo lasciarci trovare e poi cercarlo
ancora con Maria!
Dobbiamo però lasciare il pascolo dei porci, uscire dalle
tenebre, distogliere lo sguardo dal sepolcro, voltarci verso
la luce mattutina, verso il Risorto anche se non siamo in
grado di riconoscerlo all'istante: “Dio non è Dio dei morti,
ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. «Perché cercate
tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato».
Non possiamo guardare e seguitare a piangere la morte come
la fine ultima dell’umana esistenza, dobbiamo rientrare,
presi per mano da chi conosce la via, dove eravamo, nel
giardino del gaudio, nel paradiso terrestre, nell’ambito
dell’amore, nel luogo dove abbiamo iniziato a vivere con
Dio, dove abbiamo consumato il primo delitto e donde siamo
usciti per nostra colpa. È il giorno dopo il sabato:
mettiamoci in silenzio e in ascolto. Dio ci sta sussurrando
amore. Qualcuno sin da allora, sin dal principio, ci sta
cercando e vuole chiamarci per nome, ora nel giardino nuovo
del monte dei redenti. Vuole farsi sentire e ripeterci:
“Dove sei?”. Io, Gesù sono il tuo Maestro, Io il tuo
Redentore, Io la Via, Io la Verità, Io la Vita. Io sono la
tua Pasqua”.
Egli con la sua passione ha affinato l’udito offeso della
nostra anima e ora finalmente possiamo sentire non solo i
passi minacciosi del suo incedere, ma la sua voce, la sua
parola che rincuora. Scandisce un nome: “Maria!”, e si
aprono i suoi occhi, germoglia in lei la fede piena; ma poi
con lo stesso timbro di voce, con lo stesso amore mi chiama
e ti chiama per nome. È il nuovo Battesimo della Pasqua. Sì,
è Lui! Mi chiama! Ti chiana! Dopo il buio della notte
comincia ad albeggiare la Pasqua per Maria, per me, per te,
per tutti. Comincia a risorgere la gioia, dopo aver sostato
forse troppo a lungo a piangere nel sepolcro, immobilizzati
da quel masso pesante, spaventati dal buio e dal freddo
della tomba.
Questa mattina di Pasqua Gesù mi ripete: “Io salgo al Padre
mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Ora capisco: la
Tua Pasqua è la mia Pasqua. Tu Sali, ascendi ed io salgo con
te. Tutto il mondo può riprendere a salire, a compiere le
sue ascese verso Dio. La croce è diventata la nostra scala.
Sei Tu che fai riemergere la voglia di salire dopo averci
visto vagabondare nel fondo della valle, lontano dalla tua
Casa. Tu ci infondi la voglia e il vigore di lasciare per
sempre il pascolo dei porci e tornare a fare Pasqua nella
casa del Padre, tra le sue braccia, alla sua mensa, con
l’abito di festa. Tu ci infondi la fame del pane buono, la
voglia di amare, la gioia di vedere che la tua luce dal
monte santo sta inondando tutto il nostro mondo.
Ora capisco perché quando ci hai insegnato a pregare ci fai
dire: “Padre nostro…”. Gesù Tu vuoi dirci che questa è la
vera Pasqua: poter chiamare Dio con il nome di Padre!? Vuoi
dirci che la nostra Pasqua è riconciliazione, perdono, pace
profonda dell’anima. Questo hai detto a Maria, questo ripeti
a ciascuno di noi. Sento che Pasqua è l’abbraccio di Dio
alla mia anima, l’alito nuovo, il suo bacio ardente che fa
rinascere a vita nuova.
Ora però dopo l’incanto della luce del mattino, dobbiamo
ridiscendere dal monte a con Maria andare dai fratelli; “Noi
non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”:
la mia Pasqua deve diventare la nostra Pasqua. Siamo
invitati a trasformarci in apostoli e testimoni della più
grande verità mai annunciata e vissuta nel nostro mondo: Dio
vuole farci uscire dai sepolcri del male, vuole rigenerarci
a vita nuova, vuole garantirci che la vita continua dopo il
tempo, che ci attende la beatitudine eterna e che
incessantemente dalla croce di Cristo e dal suo costato
sgorga continuamente la buona e santa energia che se assunta
con fede e con amore, ci consente di superare ogni ostacolo,
di non mancare la meta, di dare un senso ed un valore anche
alle nostre croci. Cristo sta chiedendo a tutti noi di
diventare messaggeri credibili della sua risurrezione.
Così vogliamo dirci Buona Pasqua con un fraterno sussurro
che i monaci inviano dal chiostro. Siamo certi che Cristo
stesso sicuramente ce lo ripete con la sua divina intensità.
Abbiamo iniziato il nostro percorso pasquale con Maria
quando era ancora buio, ora con l’altra Maria, la piena di
luce e di grazia, la Madre dei viventi, la donna senza
macchia, l’immacolata, ci godiamo lo splendore pasquale che
brilla in Lei e che è la vocazione alla grazia e alla
santità di tutta la chiesa, di tutti noi: la Madre di Gesù e
madre nostra, impetra la buona e santa Pasqua per tutti noi
suoi figli.
I Monaci Benedettini Silvestrini del Monastero san Vincenzo.
Bassano Romano 2014