La LUCE del Papa. L’abbiamo attinta significativamente con un rito solenne, dalla Sua tomba nelle grotte vaticane, in San Pietro, per farla ardere per sempre nel Centro Internazionale Giovanni Paolo II, nel nostro Monastero di S. Vincenzo. È’ di fatto un gemellaggio spirituale, un vincolo, una comunione, la stipula di una inscindibile alleanza con un segno, la luce e il fuoco che splende ed arde, che ottimamente inducono al pensiero della santità e dello stesso Spirito di Dio che ne è la fonte. Un gesto che vuole ribadire innanzitutto la stima, l’affetto l’amore e la profonda gratitudine che dobbiamo al compianto Pontefice e poi la ferma volontà di farlo vivere realmente tra noi come una fonte perenne da cui attingere i copiosi frutti e i tesori di grazie che Egli ci ha lasciato. Abbiamo già tracciato un percorso che tra breve sarà di milioni di pellegrini e devoti che da S. Pitro raggiungeranno il Santuario di (San) Giovanni Paolo II. Vogliamo anche ribadire che il nostro progetto da Lui sgorga, con Lui e per Lui vogliamo realizzarlo. Portata da tedofori per sessanta chilometri, salutata ed acclamata da tante e tante persone lungo il tragitto, attesa nel centro storico di Bassano Romano da una grande folla, ora la “luce del Papa” arde e splende nel cortile antistante la monumentale chiesa monastica. È un luogo sacro che ispira devozione. È il luogo della sosta prima di entrare. È il segnale che può arrivare facilmente fino al cuore. È il sole che non conosce tramonto, la fiamma che arde e non si spegne, che anche nella notte splende come il sole. A pochi passi da quella fiaccola c’è la Clinica dell’anima. Il primo respiro nuovo, la prima luce la si può attingere proprio lì, dinanzi a quella fiaccola perenne.
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