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  ORA ET LABORA !  



 MONACI BENEDETTINI SILVESTRINI
 Bassano Romano (VT)


Ultime notizie dal Monastero...



Nel TRIGESIMO di morte
di Don Bernardino Prosperi, monaco del nostro Monastero

Nel gaudio delle celebrazioni pasquali, sulle orme del Cristo Risorto vogliamo ricordare con affetto il  nostro caro D.Bernardino Prosperi, che ha concluso il suo lungo pellegrinaggio terreno il 20 marzo ad ore 0,20, Cav. Don Bernardino Prosperi, OSBSil.munito dei sacramenti degli infermi e assistito dai suoi confratelli, nella Casa di Cura L’Assunta delle Suore Benedettine Riparatrici del Santo Volto, Bassano Romano.  L’annosa quercia aveva avvertito dei cedimenti nella sua robusta fibra nel settembre 2000, quando, ricoverato all’ospedale di Tarquinia per problemi alla cistifellea, subì il primo ictus, che poi si ripeté con maggiore intensità nell’aprile dell’anno scorso, quando lo sorprese in chiesa in preparazione all’Ora Media. Di lì, il rapido declino. Nella vita di D.Bernardino tutto fu provvidenziale, incluso il giorno del suo decesso, avvenuto tra la festa di S.Giuseppe, di cui era particolarmente devoto, iscritto come era alla Pia Unione del Transito di S.Giuseppe, e la festa del Transito di S.Benedetto, di cui era fiero di seguirne la Regola.

            Nato a Poggio Cinolfo, Comune di Carsoli (Aq), da Mario e Filomena Nicolai, famiglia di profonde radici religiose, Berardino, nome di battesimo, avvertì presto i segni della chiamata alla vita religiosa. Entrò nel nostro probandato di Matelica il 12 novembre 1926, con stratagemma escogitato dalla madre, che, di nascosto dal padre, lo affidò al padre di D.Valentino Eutizi, suo compaesano, diretto a Montefano per la professione monastica del figlio. Lo accolse, su lettera di presentazione dell’arciprete di PoggioCinolfo, D.Cesare Rossi, D.Ildebrando Gregori, maestro dei probandi, che ne plasmò l’animo, invogliandolo alla santità e impiantandovi le virtù monastiche. La vestizione e l’inizio del noviziato ebbero luogo a S.Silvestro il 19 settembre 1931, mutando il nome in Bernardino. Ebbe per maestro D.Agostino Agostini. Professo solenne il 20 dicembre 1936, fu ordinato sacerdote il 10 luglio 1938, per le mani di S.E. Mons.Pasetto, nel Collegio Leonino, a Roma. Terminati gli studi, fu mandato di posto nel monastero di S.Silvestro, Fabriano, per espletare gli uffici di economo, vice maestro dei novizi e maestro dei postulanti. Trasferito da S.Silvestro il 5 gennaio 1942, fu inviato per tre mesi a Perugia in aiuto ai nostri due parroci di S.Fortunato e di Casa Manza. Il 2 maggio 1942, accompagnato dall’Abate Generale D.Ildebrando Gregori, prese in affidamento il “serpaio” di S.Vincenzo, Bassano Romano, allora consistente in un chiesa fatiscente e due casolari diroccati, con il compito di riattivare la chiesa secentesca e ricostruire i due ruderi, in vista di aprirvi un nuova casa monastica. Arduo compito. Non si scoraggiò il nostro D.Bernardino. Coi primi di novembre dello stesso anno poté contare sulla preziosa presenza di Fra Giuseppe Pedica, primo rampollo della nuova famiglia monastica, che però nella quaresima del 1943 partì per  destinazione  Matelica, sostituito da Fra Silvestro Tonizzo. Partito Fra Silvestro per l’America, nel marzo 1947 venne Fra Luigi Bazzoli. Ma ormai S.Vincenzo era divenuto Casa autonoma, con D.Bernardino Pro-Priore ed economo fino al 1950. Nominato maestro dei probandi e direttore del collegio fino al 10 settembre 1954, fu di nuovo economo fino al 6 marzo 1959, quando fu trasferito a Serrasanquirico, per fungervi da superiore e parroco. Vi stette fino al 25 ottobre 1966 e in questo periodo per ordine dell’Abate Generale D.Ildebrando Gregori aprì il collegio. Dal 1966 al 1969 è nella casa monastica di Collerolletta, Terni, di recente acquisto, intitolata a S.Giuseppe, con incarico di superiore di questa e contemporaneamente  di quella di S.Fortunato in Perugia. Il 2 ottobre 1969 fece di nuovo ritorno a Serra, nel monastero di S.Lucia, come superiore e parroco con l’incarico di superiore anche della casa di S.Maria del Piano in Sassoferrato, fino al 12 agosto 1973, quando poté riabbracciare il suo caro S.Vincenzo , ove con giovanile zelo e sacerdotale fervore aveva compiuto le sue imprese maggiori, per non abbandonarlo più. Qui fu vice-priore fino al 1982,  riconfermato fino al 1993, indi sacrista, aiutante economo, segnalandosi sempre per precisione, serietà e puntualità nei vari impegni.

Collaboratore assiduo, fidato e entusiasta dell’Abate Ildebrando Gregori nell’opera immane della costruzione del monastero e collegio di S.Vincenzo nonché della fondazione della Congregazione delle Suore Benedettine Riparatrici del Santo Volto, delle due istituzioni è da definirsi confondatore, a pieno titolo. Lui stesso ne era cosciente. Nella sua umiltà scriveva a proposito: Il P.Generale Don Ildebrando Gregori è stato sempre la mente in tutto e per tutto a S.Vincenzo, D.Bernardino Prosperi il braccio. Un braccio instancabile. Sempre al volante di carolina, una vecchia Fiat, nota a tutti i 600 ragazzi del collegio che trasportò e alle tante giovani candidate che accompagnò dal P.Abate. Non tutto filò sempre dritto. Come quando nel 1947, su ordine dell’Abate Generale, D.Bernardino si dovette recare d’urgenza a Roma con un camioncino, che a metà strada, rotti i freni, andò a cozzare contro un muraglione, rovesciandosi. Giunto a Roma, rimorchiato, si sentì dire dall’Abate Gregori: Dovevi morire, però S.Silvestro ti ha aiutato, perché ancora devi soffrire. Ci teneva professarsi discepolo del P.Abate. Nel 50° anniversario del suo sacerdozio, celebrato nel 1988, 3 anni dopo la di lui morte, ricordava con riconoscenza: ll Rev.mo P.Abate Ildebrando Gregori è stato mio maestro di probandato per 5 anni. Da professo è stato mio superiore. Nei momenti di abbattimento e di sconforto, bastava una sua parola per rimettere tutto in pace.

E’ superfluo a questo punto, già se ne è scritto abbastanza, rievocare  le autentiche imprese che ha compiute a S.Vincenzo in tempo di guerra, rischiando per almeno due volte la fucilazione per soccorrere e nascondere perseguitati politici e sfollati, correndo sotto i bombardamenti per conferire i sacramenti ai morenti, affrontando impavido il comando tedesco per ottenere la liberazione di innocenti. Rievocando questi lontani avvenimenti un beneficato, scrivendo a D.Bernardino di recente, rinnovandogli le espressioni della sua profonda gratitudine,  lo definiva: Prete grande tra i preti tutti, hai avuto un bel coraggio a salvare tutto e te stesso. Bassano è particolarmente grata al nostro monaco per averla risparmiata per ben due volte dalla minacciata conflagrazione di munizioni per rappresaglia. In occasione del conferimento del Cavalierato, nel 1998, sia pur fra qualche voce interna incomprensibilmente discorde, si è dato ampio risalto a queste gesta.

Della universale gratitudine della cittadinanza bassanese si è resa interprete la precedente Amministrazione Comunale di Dino Sartori nel conferire a D.Bernardino il 22 luglio 2000 l’Encomio Solenne per le benemerenze acquisite durante il Secondo Conflitto Mondiale a favore del popolo bassanese”. Tutti in coro il giorno delle esequie a dire: “Con D.Bernardino sparisce un pezzo di storia di Bassano.

Nel campo della pastorale non si distinse da meno. Ne ha lasciata memoria nel suo prezioso diario. Serrasanquirico rossa aveva allontanato non pochi dalla pratica religiosa. D.Bernardino si buttò nella mischia. Dimentico delle glorie acquisite a Bassano, adattò i metodi di approccio alle nuove circostanze. Uomini che fuggivano alla vista del prete, lontani per decenni dai sacramenti, videro in questo sacerdote umile, comprensivo  e suadente un sincero amico di cui fidarsi. Risolse anche contrasti di campanile, riconciliando parroci in guerra fra di loro. Non tollerava la bestemmia. Ad un energumeno che si faceva grande in un crocchio di amici bestemmiando la Madonna, non vedendo altre maniere convincenti, si rivolse con parole minacciose: Non mi manca né il coraggio né la forza e, tirandosi su le maniche, a pugni stretti, avanti uno alla volta!.

Zelò le vocazioni, amò i giovani. I suoi metodi educativi, risentendo un po’ dello spirito del tempo, erano a volte improvvisati e sbrigativi: “A uno le dava, ad un altro le prometteva”, è stato detto. Ma alla fine prevaleva sempre il suo carattere paterno e la sua giovialità. A proposito, così lo ricorda Madre Giacinta, Abbadessa delle Benedettine di Orte: Personalmente ho dei ricordi molto vivi di questo carissimo confratello, che sapeva gioire con chi era nella gioia, piangere con chi era nel dolore, e sdrammatizzare con le sue tipiche battute ogni problema. I suoi probandi di Terni, captando subito il lato tipico della sua personalità, nel corso di una festa onomastica stilarono questa descrizione di D.Bernardino: Preceduto come è dalla fama di indefesso lavoratore e realizzatore, dotato di alto senso pratico, animato da spirito veramente gioviale, che sa entusiasmare, che sa galvanizzare, uomo risoluto, severo e paterno ad un tempo, nostro amato P.Priore. Amato dai nostri giovani, specie congolesi, che lo chiamavano col tenero appellativo di Nonno Ben, egli era loro vicino, sollevando il loro animo con le sue arguzie e i suoi consigli di uomo saggio e monaco genuino. Per loro, sino agli ultimi anni, ha estratto il miele dagli alveari del nostro giardino, studiando speciali combinazioni aromatiche per premunirli da possibili raffreddori. E’ sulla bocca di tutti qui a Bassano il gustoso episodio di quando D.Bernardino, piccandosi di saper trattare liberamente le api senza bisogno di maschera, perché lui ci parlava, rientrò con il volto gonfio. A chi gli chiedeva esterrefatto che cosa fosse successo, rispondeva a mezza voce: Non mi hanno riconosciuto!

Sentiremo a lungo la mancanza di questo uomo di preghiera, franco e sincero, abruzzese verace, a suo dire, di questo monaco dalla fede profonda, felice della propria vocazione, amante del silenzio riflessivo e produttivo, rispettoso di superiori e confratelli, sempre pronto al perdono, capace di incassare in silenzio impertinenze e punzecchiate, modello di attaccamento alla congregazione e di amore alla casa, severo e onesto con se stesso, come quando affermava: Sono venuto in religione  per farmi santo, ma quanto imperfetto ancora mi vedo!.

            Un grazie vivissimo e doveroso va alle care consorelle dell’Assunta, che con amore filiale hanno accudito D.Bernardino in questi ultimi mesi, prima nella casa di riposo, sotto la direzione di Suor Roberta, indi nella casa di cura diretta da Suor Serafina. Che D.Bernardino braccio e l’Abate Gregori mente guidino il loro cammino verso la santità.

            Saluto tutti i cari confratelli in azymis sinceritatis et veritatis.

D.Cleto Tuderti, osb-silv.
Priore Conventuale

I Funerali

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